Non è tutto Padel ciò che luccica. Cosa vuol dire? Che, come tutti gli sport e probabilmente tutte le cose, ha avuto un'evoluzione decisamente importante nel corso del tempo. Si è adattato alle nuove immagini, alla più larga partecipazione. 'Back in the 90s', come recita la sigla di Bojack Horseman, c'erano altre regole. O meglio: alcuni trucchi non erano così facilmente concessi. Da cosa dipendeva? Dal luogo in cui ci si ritrovava. Ma procediamo per gradi.

Padel anni Novanta: le regole tra Spagna e Argentina

Facciamo un esempio, giusto per chiarire e chiarirsi: in Spagna il 'serve and volley' era permesso. I giocatori avevano la possibilità di rispondere al volo al secondo tocco dell'avversario. Ecco: la non sottile differenza, in questo caso, riguardava il tipo di campo in Spagna e la tipologia più utilizzata in Argentina. Da Madrid a Barcellona, infatti, i lgioco era ben più lento rispetto ai terreni sudamericani. Perché? Per l'erba sintetica, che ammorbidiva il rimbalzo e pareggiava i conti. In Argentina, invece, non era permesso giocare il serve&volley: i campi avevano spesso le superfici in cemento. Dopo lo smash, la palla spariva dal campo...

 Padel anni Novanta: il compromesso tra federazioni

Per quasi l'intero decennio, Spagna e Argentina proseguirono con le personalissime regole. Ma ci voleva unità d'intenti, anche perché il panorama internazionale iniziava a brulicare di professionisti. Ecco allora che nel 1997, a Barcellona, le due federazioni trovarono un accordo e il gioco fu chiamato Padel, e non Paddle come in Argentina. Si poteva giocare al volo, sì; banditi gli spigoli vivi; chi batteva doveva aspettare il rimbalzo a terra. Poi, tutte le misure del caso.

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